Da Baiano cartoline ricche di storia. Fontana Vecchia
Una bellissima inquadratura di Fontana Vecchia. L’albero a centro della minuscola valle, oggi alto e maestoso, è ancora giovane. La cappella ha una facciata semplice, ma ben disegnata, con il portale e due finte colonne di stucchi che reggono un perfetto frontone. Il fabbricato, oggi semidiroccato e inabitabile, appare come una comodissima casa di campagna, con finiture curate, dove Don Aniello Sales trascorreva intere giornate e molti studenti passavano la giornata nel silenzio per concentrarsi sullo studio. Sul terrazzo superiore fa bella mostra un bel pergolato mentre in quello inferiore si notano dei vasi sul muretto di affaccio, segno di una particolare attenzione e di frequenza quotidiana. La foto è animata da ragazzini sorridenti in primo piano, sotto lo sguardo di un signore, comodamente seduto, intento a leggere un libro nella pace della campagna. Curiosa la scena di un altro signore arrampicato quasi in cima a una lunghissima scala a pioli, appoggiata sulla parete della Cappella, stranamente girato verso l’obiettivo. Sembra quasi sia stato colto nel pieno di un lavoro (ma non saprei dire quale) e abbia assunto quella strana posizione per essere fotografato. Fontana Vecchia è sempre stato un luogo importante e prezioso per i baianesi, prima di tutto per la gioiosa gita del mercoledì Santo, quando l’intera comunità vi si recava in “pellegrinaggio”, per poi trascorrere il pomeriggio in compagnia, consumando i residui dolci di Pasqua. Ma la sua importanza storica è dovuta al fatto di essere l’unica fonte con acqua sorgiva di un amplissimo territorio agricolo. I contadini, disseminati nei campi circostanti, si ritrovavano per consumare il pranzo intorno alla fontana e per un breve intervallo di svago per “socializzare”, fare quattro chiacchiere o scambiare informazioni di lavoro e essere informati delle novità paesane. Prima di tornare al lavoro, provvedevano a riportare una riserva d’acqua, riempiendo i capaci vasi di coccio, di colore giallo, detti “mummari” o “mummarielli” (nome che, forse, deriva dalla forma ovoidale, tipo una mammella), che si caricavano in spalla per rientrare nei loro campi. Purtroppo da qualche decennio l’acqua non è più potabile, quasi certamente per il dissennato uso di prodotti chimici, spesso inquinanti, usati dai moderni agricoltori della domenica. I vecchi contadini, invece, erano molto più rispettosi della natura. Per mantenere l’acqua fresca e pulita, si preoccupavano, a turno, di ripulire la sorgente in cima alla collina e il percorso dell’acqua fino a valle. Troppo importante era quella fonte per la vita di tutti. Per qualche mese, nel corso della seconda guerra mondiale, in questa valle e sulle colline circostanti (denominate “‘O Santo”) trovarono rifugio numerose famiglie e gruppi di baianesi per sfuggire ai bombardamenti. Furono giorni in cui la comunità si ritrovò unita più che mai per superare il drammatico momento; solidarietà e disponibilità verso chi ne aveva bisogno furono l’agire quotidiano, non soltanto verso i concittadini, ma anche per i numerosi “forestieri”, in genere napoletani, che erano scappati dalla città per sfuggire ai rischi della guerra.