BAIANO E SANTO STEFANO – Orazio Bocciero – Antonio Vecchione.
La struttura di questo testo, i suoi molti registri e linguaggi, le sue immagini in bianco e nero, le note lontane dei canti e delle poesie vernacolari, altro non sono che tappe di un lungo viaggio in salita: un intero popolo che ripercorre il proprio corpo collettivo, che recupera le tappe, i gesti, le ragioni della propria fede, della propria devozione spirituale, della propria storia nel segno di Santo Stefano Protomartire, un Itinerarium Mentis, pellegrinaggio ideale al termine del quale c’è la propria identità, quella alla quale non si vuole e non si deve rinunciare
BAIANO – Orazio Bocciero – Antonio Vecchione
“A malombra, E spirite, A meuza, O Malocchio, Uno Mpont a luna, A Lacerta a ddoie core”. L’enumerazione sembra evocare i capitoli di un manuale di zoologia fantastica, una rèviere borgesiana. Invece si tratta delle cifre di una esemplare tassonomia della memoria irpina, dove il fantastico è semplicemente la maschera linguistica scelta dal ricordo per manifestare i suoni di familiare lontananza, una profondità inesaurita. E’ la strada scelta da Orazio Bocciero e Antonio Vecchione che riscrivono una geografia in figura dell’agro baianese. Terra meridiana per definizione, perché posta in mezzo al mezzo: spazio di attraversamento tra la pianura nolana e l’Irpinia, tra le terre che guardano ad oriente e quelle volte ad occidente. Gli autori restituiscono il profilo di questo territorio dell’anima campana con spirito etnografico e, insieme, con un vivo senso del trascorrere dei luoghi, destinati a passare con i tempi. Che pure non approda ad un paesaggio della nostalgia, ad un racconto della perdita, ma piuttosto ad un recupero della verità nascosta nei nomi e dispersa nell’oblio del quotidiano. L’ethos e il pathos della civiltà contadina vengono sbalzati fuori, messi in rilievo da una scrittura che attraversa gli spazi e i tempi della comunità, i misteri, i cibi, le feste, la fauna e la flora, gli uomini e gli oggetti.
BRICIOLE- Can. Stefano Boccieri
Libro del 1957, scritto dal Can. Stefano Boccieri, nel quale sono narrate alcune storie di vita vissuta (Briciole), scenette e ritratti di personaggi illustri di Baiano come: il Dott. Giuseppe Lembo, il Cav. Uff. Giovanni Boccieri, il Comm. Stefano Litto, Il Dott. Cav. Stefano Picciocchi, L’On. Prof. Vincenzo Boccieri, Mons Agnello Renzullo. Un vero e proprio cimelio.
Il poeta, a differenza dello storico, che rivisita il passato soltanto per decifrare cause e ragioni degli umani accadimenti, sa dare al passato, grazie alla sua “vis” evocativa e creativa insieme, il suggello di una presenzialità definita e definitiva che trova nella vitalità e nel dinamismo il suo quotidiano alimento. La poesia di Paola Miele nasce “adulta” libera come è da uggiosi apprendistati e da inutili vigilie letterarie; essa sa approdare con naturale sensibilità ad un lirismo dal timbro immediato e colloquiale che preferisce guardare alla “psiche” dei singoli personaggi e situazioni poetiche piuttosto che alla “fysis” dei contesti e degli sfondi ambientali.
I RICORDI DEL CURATO – Mainardo
Il lettore troverà nei Ricordi del curato un mondo tutto nuovo, diverso da quello in cui viviamo, che lo entusiasmerà. I personaggi che lo popolano non sono frutto di fantasia, ma sono realmente esistiti in un passato non molto recente. La pungente ironia, il grottesco, le situazioni tragicomiche di cui il libro è permeato, non costituisce il fine ultimo dell’autore. Mainardo non vuol far sorridere ma pensare. Opera pregevole, stilisticamente curata, dove il sentimento trova libero sfogo attraverso i vari racconti e riesce a trasportare il fatto, l’accaduto, in un modo dove il vero è colorato.
IL MAIO DI BAIANO: LA FESTA, LA MEMORIA, LA GENTE- Orazio Bocciero – Antonio Vecchione
Opuscolo scritto, per far conoscere alle giovani generazioni la tradizione della Festa del Maio. Nato dalla collaborazione tra la Scuola Media Statale “G.Parini” e l’Associazione “Maio di S. Stefano”, questo agile opuscolo spiega in maniera piuttosto dettagliata il Natale Baianese, toccando le varie fasi che lo caratterizzano. “’E messe ‘e notte”, il bosco di Arciano, la festa del Maio, “O’ focarone”. Un viaggio tra le tradizioni del nostro paese degne della più ampia e convinta considerazione e valorizzazione
IL MAIO DI BAIANO – Pasquale Colucci
Attraverso una vasta ed originale ricognizione, sostenuta da un puntuale e ricco apparato critico e bibliografico, l’autore dimostra che il “maio” di Baiano non è una semplice usanza locale basata su una rituale offerta al santo patrono di un albero come oggetto-simbolo della civiltà contadina, ma si inquadra, invece, nella ramificata tradizione europea dell’”albero di maggio”, sorta in epoca pre-cristiana come rito propiziatorio della fertilità vegetale ed animale e tuttora notevolmente diffusa –seppur con diverso significato- in molte regioni d’italia e d’Europa. Sulla scorta di tale acquisizione, il saggio contribuisce a chiarire che l’etimologia del termine “maio” va collegata al nome latino Maius (maggio) e non all’aggettivo maior (maggiore)
IL PROTOMARTIRE – Can Stefano Boccieri
Libro datato 1955, scritto dal Can. Stefano Boccieri per i suoi concittadini. Il volume raccoglie notizie sul Santo Stefano. Le sue origini, La primitiva comunità cristiana, il dissidio tra gli ebrei palestini ed ellenisti, la missione di S. Stefano, la predicazione, il processo, il martirio, la sepoltura e il culto. Uno dei primi saggi sul nostro Santo Protettore.
LA STORIA E IL CULTO DI SANTO STEFANO – Angelo Michele Stingone
Poiché a tutt’oggi non esiste nessun testo che ci dia, con una certa cronologia, la verosimile storia della vita del nostro Protettore, questo testo vuole dare un ordine cronologico alla sua vita ed alla sua storia sino ai giorni nostri. A parte gli “Atti degli Apostoli” dove si celebra un po’ della sua vita e soprattutto la sua morte eroica, culminata con la lapidazione, questo libro spera di colmare qualche lacuna e qualche dubbio. Lo scopo di questo piccolo saggio è, pertanto, proprio quello di conoscere un po’ della vita del Santo, della sua storia, del peregrinare delle sue reliquie, il rapporto con i baianese nel passato e nel presente.
NICOLA LITTO – Pasquale Colucci
Con la consueta perizia storica, ma anche con altrettanta appassionata partecipazione umana, Pasquale Colucci ricostruisce la tragica vicenda di Nicola Litto, il “carabiniere a piedi” di Baiano caduto eroicamente la notte tra il 12 e il 13 febbraio 1936 presso Mai Lahlà, in Etiopia, ad opera di una banda di irregolari abissini, che avevano assalito in forze il cantiere stradale della Gondrand, massacrando una settantina tra operai e tecnici italiani. Il tragico episodio – sin qui appena ricordato e non sempre ricostruito dalla storiografia sulla guerra italo-etiopica, viene per la prima volta accuratamente indagato in tutti i suoi particolari da Colucci, che offre quindi sull’argomento un contributo nuovo e un approfondimento originale. Documenti ufficiali, carteggi familiari e cronache giornalistiche del tempo – tutte fonti accuratamente investigative, confrontate e criticamente utilizzate – consentono inoltre all’autore di restituire l’autentico volto di questo umile servitore dello Stato caduto vittima del dovere
ANTONIO VETRANI – Pasquale Colucci
Antonio Vetrani, nato a Baiano nel 1744 ed ivi deceduto nel 1813, fu un dottissimo sacerdote della Congregazione dei Preti Missionari di San Pietro a Cesarano, citato, per i suoi studi, da vari studiosi stranieri, quali il Mommsen e il Beloch.
Dotato di una solidissima cultura letteraria, filosofica e teologica, Antonio Vetrani stabilì strette e feconde relazioni con alcuni fra i maggiori intellettuali napoletani della seconda metà del Settecento e fu autore di molte opere storiche e letterarie, di cui soltanto tre, date alle stampe fra il 1767 e il 1780, sono pervenute alla posterità ufficialmente a suo nome.
Nel bicentenario della morte, l’Autore rivisita la figura dell’illustre sacerdote baianese, pubblicando integralmente sedici documenti inediti, di varia natura, riguardanti la sua vita e la sua famiglia ed undici sue lettere, scritte fra il 1803 e il 1812.
L’Autore dà, inoltre, notizia di due ulteriori opere a stampa, attribuibili, con ragionevole margine di certezza, all’infaticabile penna di don Antonio Vetrani, intellettuale a tutto tondo, con un proprio, dignitoso ruolo nella cultura meridionale fra Sette ed Ottocento.