Di Antonio Vecchione
Baiano è un piccolo comune, oggi in provincia di Avellino, ma inserito storicamente e geograficamente nell’area nolana, la “Terra di Lavoro” del Regno Borbonico. Il suo centro è dolcemente posizionato in una fertile e verde valle, strettamente collegata ad occidente alla piana campana (Campania felix) e circondato ad oriente da colline verdi per estesi uliveti per poi risalire, in pochi km, verso le alture di Monteforte e l’Irpinia. I monti Avella, splendido scenario naturale, gli fanno da corona a Nord e il bosco Arciano a sud. Il primo nucleo di Baiano nasce in epoca romana come un “casale” di Avella e vive il suo primo millennio all’ombra di questo centro ben più ricco, potente e famoso. (Il termine “casale” venne sostituito da quello di “frazione” a partire dal 1800 ed è tuttora vigente). L’ipotesi più accreditata è quella che alcuni veterani dell’esercito romano presero stabile dimora intorno ad Avella, attirati dal clima favorevole e dalla fertilità della terra. Questi insediamenti, denominati Praedium, prendevano il nome dalla famiglia che li occupava. Per la fondazione di Baiano si ipotizza un praedium Vallejanum (Villa di Valleo) oppure praedium Badianum. La prima ipotesi potrebbe trovare conferma dalla lettera V che campeggia sullo stemma del comune e anche dal fatto che tra la gente comune il paese è sempre stato chiamato Vaiano. Altra ipotesi, forse più realistica per la sua etimologia, potrebbe essere “baianus”, da Baia, importante città costiera di epoca romana; probabilmente un cittadino proveniente da Baia si sarebbe trasferito nel nostro territorio e il caseggiato avrebbe assunto il nome di praedium o vicus baianus. Fatta questa premessa, va evidenziato che, fino all’anno mille circa, ogni ricerca sulla storia di Baiano in archivi o biblioteche non ha dato alcun esito, in quanto, come già scritto, è stata Avella la protagonista territoriale della storia.
Su quando, con storica precisione, abbia smesso di essere “semplicemente” una borgata, un “casale” della più titolata città osco – romana di Avella è argomento di dibattito e di studio.
Baiano, come centro autonomo, comincia ad essere citato a partire dal XII° secolo, epoca in cui, i Normanni conquistarono l’Italia meridionale ed instaurarono un regime feudale, dominato dal Re, come unico signore del Regno, e dai suoi più stretti e fedeli collaboratori, collocati nella gerarchia nobiliare dei principi, dei conti, dei duchi, eccetera. L’intero territorio dello Stato viene ripartito territorialmente tra poche Città e ben più numerose Terre, ognuna di esse comprensiva di un numero variabile di casali. Ed è da quell’epoca storica che Baiano comincia ad avere uno sviluppo del tutto distinto dalle vicende della limitrofa Avella. Molti i documenti che testimoniano questo distacco. In genere sono strumenti notarili (dal 1129 al 1139), scritti in un latino approssimato, nei quali Baiano è citato ma è ancora denominato vicus o locus. I notai stipulanti si trovano prevalentemente in Avella e il locus di Baiano si trova “nel territorio di Avella” il quale appartiene al feudatario dell’epoca Rainaldo Mosca.
Comunque, in questo e nel secolo successivo, pur essendo ancora un piccolo casale di Avella, Baiano cresce di peso e si appresta ad emanciparsi dalla vicina città, essendo collocato sulla importante direttrice stradale che dalla Campania marittima (Napoli, Nola, Caserta) va verso Avellino, diversamente da Avella, la quale resta legata alla primitiva viabilità sub collinare. La separatezza di Baiano da Avella si deduce, altresì, dai “Registri angioini”, documenti imponenti e fondamentali che, assieme ad altre importantissime carte, furono trasportati da Napoli (Archivio di Stato, Biblioteca Nazionale) in una villa di San Paolo Belsito, vicino a Nola, per preservarli dai pericoli della “seconda guerra mondiale” (1939-1945). Un tentativo apprezzabile, ma che si dimostrò inefficace perché proprio in quella villa, “per puro amore di scempio applicato agli uomini ed alle cose” vennero distrutti dai tedeschi delle SS.
Nei “Registri angioini”, ricostruiti nel dopoguerra, per quanto possibile, da una folta schiera di studiosi di tutta Europa, si legge, infatti, che già nel secolo XI° il feudo di Baiano, indicato come “guardia del passo”, collegato a quello di Monteforte, controllava (esigendo il pagamento di un pedaggio) il passaggio di uomini e merci da Napoli all’Irpina ed alla Puglia e viceversa.
Una funzione militare ed economica autonoma rispetto ad Avella, che Baiano conserverà anche per i secoli successivi. Recentissime pubblicazioni di manoscritti inediti del XIV° secolo hanno dimostrato che Baiano è già presente come Terra e ha un suo territorio di pertinenza. In uno strumento del 1370, rogato in Nola da un notaio nolano, si parla della concessione in enfiteusi di due terreni in tenimento di Baiano (in pertinentiis Bayani). Quindi, a far data almeno dal 1370, Baiano non è più ufficialmente un casale di Avella, ma Terra autonoma con la sua Università.
Nel 1399 il conte di Nola Pirro Orsini succede al padre Nicola. Non essendo in buoni rapporti con re Ladislao, gli viene sottratta e messa in vendita la contea, che nel 1408 è acquistata dai fratelli Francesco e Berteraimo Boccapiànola. Nell’atto di vendita è chiaramente distinta Avella da Baiano: “si comperano dal Re la Baronia d’Avella, col territorio di Cicala, … e Baiano”. Nei due documenti relativi a questo singolare avvenimento storico è da notare che Baiano è sempre citato alla stregua delle altre Terre presenti. Nel 1504 una ulteriore riprova: in un elenco di tutte le Università di Terra di Lavoro con i rispettivi fuochi e i corrispondenti tributi da versare al Fisco, troviamo nell’area avellano-baianese: Avella (Avelle), Baiano (Bayanum), Mugnano (Munianum) e Quadrelle (Le Quatrelle). Si tratta di un caso davvero singolare di crescita numerica di Università locali, dovuto da un lato alla emancipazione di Baiano e dall’altro alla sudditanza di Mugnano e Quadrelle all’Abbazia di Montevergine. Ed anche Ambrogio Leone, nella sua opera “de Nola patria” del 1514, scrive: “… Lauro, Avella e Baiano, fuori dei confini del territorio nolano, appartengono alla città di Nola per diritti ecclesiastico. Baiano, dunque, in quell’epoca appare con una sua precisa identità e con un’organizzazione feudale distinta da Avella. Prova dell’autonomia è la seguente notizia: a Baiano il computo dell’anno civile veniva effettuato col “metodo romano”, con inizio, come ai giorni nostri, il 1° gennaio; ad Avella, invece, ad onta della contiguità dei due “pagi”, si seguiva lo stile “ab Incarnatione” al modo pisano, che ne fissava il conteggio a partire dal 25 marzo.
L’autonomia di Baiano nei confronti di Avella si rafforza allorché Enrico Orsini, conte di Nola cui era annessa la baronia di Avella, nel 1510 crea nella terra di Baiano la Bagliva, e la dona, per compensarne i servizi, al nobile nolano Tommaso Mastrilli la cui famiglia l’amministra fino al 1594. Una concessione importante, che legittimò il decollo definitivo di Baiano. Infatti la Bagliva ovvero la corte baiulare, era un ufficio periferico di questo antico regime che aveva precisi compiti: amministrare la giustizia civile e penale (ovviamente per i casi di interesse locale) e di riscuotere le imposte.
L’importanza di Baiano crebbe costantemente a partire da questo secolo, anche grazie a un ripopolamento dovuto ai numerosi fuoriusciti del regno napoletano, che, perseguitati dal governo spagnolo, si trasferirono nell’agro baianese – avellano. Pertanto, Vaiano, come si denominava in quei tempi, divenne simbolo di una terra che dava sicurezza ai perseguitati. Questo sentimento di liberazione da un pericolo o da una preoccupazione è rimasto nella cultura popolare napoletana con il detto: “Stu core mio ha pigliato Vaiano”.
Ma l’affermazione dei valori identitari di Baiano si ebbe definitivamente nel secolo XVIII°.
Nel 1726 ottenne con decreto reale la concessione degli usi civici del Bosco Arciano e nel 1756, su colere di Carlo di Borbone, fu aperta la via Nazionale delle Puglie, da Napoli a Foggia, che attraversava il centro di Baiano e isolava ancora di più Avella.
Nello stesso periodo, da comune pienamente autonomo con una completa indipendenza amministrativa, (a metà circa del XVIII° secolo) si diffuse il culto di Santo Stefano Protomartire, venerato nella piccola cappella cemeteriale, già dedicata ai SS. Vito e Rocco, posta nella parte alta di esso, fuori del centro abitato, ai piedi del dolcissimo poggio detto dei “Mastrilli” (dal casato della famiglia che ne era proprietaria), cappella che gli venne intitolata e che in suo onore fu ingrandita e trasformata in Chiesa Madre, come quella ben più antica di Santa Croce. In verità Santo Stefano era già venerato da qualche secolo (se ne ha notizia nella visita pastorale del Vescovo nel 1587), ma la devozione dei Baianesi per il santo è dilagata a furor di popolo negli ultimi tre secoli ed ha fortemente influenzato e caratterizzato i costumi di vita.
Nel 1806 i Francesi aboliscono la feudalità e innovano la struttura amministrativa interna delle Province del Regno di Napoli, dividendole in Distretti, e questi ultimi in Circondari. Dal canto loro le Terre con rispettive Università, e purtroppo anche molti casali, diventano Comuni
Baiano è ormai indiscutibilmente il comune più importante e baricentrico dell’area avellano-baianese e viene istituito il Circondario di Baiano.
Allargare la conoscenza anche alle condizioni di vita del circondario di Baiano nel secolo diciannovesimo è un modo per capire meglio la storia. Una ricerca su tutti i circondari del regno borbonico effettuata intorno all’anno 1820 ci ha facilitato il compito. Gli abitanti di tale circondario erano complessivamente circa tredicimila e dediti soprattutto all’agricoltura ed alle attività silvo – pastorali. La gran parte della popolazione era dedita all’agricoltura. Gran parte della produzione, come i cereali (grano, segala, orzo, granone) e legumi (fagioli, fave, piselli) era destinata ai consumi delle famiglie. La produzione, invece, di ciliegie, castagne, mele, uva e vino era abbondante e finalizzata anche alla vendita in Campania e regioni limitrofe producendo un buon reddito. Particolarmente importanti sono stati per moltissimi anni, prima di scomparire all’inizio del 900, due speciali produzioni legate alle attività manifatturiere: canapa, per produrre la tela, e gelso, per nutrire con le foglie i bachi da seta. Sviluppate erano le attività silvo – pastorali. Si produceva legname per botti e travi per edilizia, ferrovie e costruzioni navali, carbone, fieno e, dalla pastorizia, formaggi e ricotta. L’artigianato era altra buona fonte di reddito: filatura della canapa, tessitura della tela, produzione di ceste e “sporte”, salami, lardo e soppressate, calce per edilizia, mobili e infissi in legno di castagno. Le condizioni di vita erano diversificate: ottime per il ristretto ceto di professionisti e possidenti, precario, ma non disastroso, per il resto della popolazione.
Nel 1861 la storia volta pagina con l’Unità d’Italia. Il Circondario diventa Mandamento di Baiano ed è trasferito d’imperio alla provincia di Avellino. Un vero e proprio sradicamento che suscitò le ferme proteste di parlamentari e della popolazione. Nonostante interrogazioni parlamentari e manifestazioni popolari, le proteste non furono recepite. Il Mandamento, anche se formalmente in provincia di Avellino, continuò ad essere legato da stretti vincoli sociali, culturali, di lavoro, religiosi, con il Nolano. Vincoli che divennero ancora più stretti quando, nel 1885, si inaugurò la ferrovia Napoli – Nola – Baiano, che servì a incrementare rapporti e scambi di lavoro e di affari. Fino agli anni ‘70 del secolo scorso il mandamento di Baiano esercitava la sua funzione di capoluogo di Mandamento (circoscrizione amministrativa italiana, a livello sovracomunale) con spazi importanti di autonomia rispetto alla provincia per la presenza nel territorio comunale di Ufficio del registro, del Catasto, delle imposte dirette, pretura, carcere, caserma dei carabinieri. Per concludere si può affermare che dall’inizio del 1800, conquistata la centralità del territorio, Baiano è stato centro motore dell’attività sociale, economica e politica dei sei comuni. Negli ultimi decenni si percepisce con grande evidenza un lento e inarrestabile declino, iniziato negli anni sessanta con il trasferimento ad Avellino degli uffici pubblici prima elencati. Lo spostamento, negli anni novanta, della sede della Comunità Montana, residuo presidio sovracomunale presente a Baiano, è stato l’ultimo duro colpo al predominio sociale e politico. L’unica possibilità per rinverdire e recuperare l’importanza degli ultimi due secoli è la Fusione dei sei Comuni dell’area. C’è ancora traccia di questo recente passato, dei costumi di vita, dei rapporti sociali, dei sentimenti, della Fede dei Baianesi? Per fortuna la risposta è affermativa. La nostra storia è nella Festa del Maio, antico rito che si tiene, da secoli, a Natale di ogni anno a Baiano, e che ha saputo conservare la sua identità e le sue radici. La Festa ha un ruolo importante in questo processo di identificazione, poiché costituisce lo scrigno prezioso dove si può ritrovare il senso stesso dell’essere baianese.
Antonio Vecchione, 18 novembre 2017
*Per scrivere questa breve sintesi, sono state tratte notizie dalle pubblicazioni del prof. Enrico De Falco, dott. Pasquale Colucci, ing. Domenico Capolongo, Orazio Bocciero e Antonio Vecchione.